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Una nuova speranza di trattamento per i pazienti. È un’ulteriore integrazione nel pacchetto di prestazioni specialistiche già offerte dalla cardiologia di Vercelli quella concretizzata nei giorni scorsi con l’intervento eseguito dall’équipe diretta dal dott. Francesco Rametta.

Una tecnica all’avanguardia che consente di trattare pazienti affetti da aritmie per i quali fino a poco tempo fa, a causa della presenza di altre complicanze cliniche, la chiusura dell’auricola per via percutanea veniva fortemente sconsigliata.

Una chiusura fatta grazie a un dispositivo particolare, a forma di ombrellino, che previene l’insorgere di possibili ischemie cerebrali in pazienti che non rispondono alle terapie tradizionali. Nel 90% dei casi i trombi hanno origine nell’auricola sinistra, cavità che fa parte dell’atrio sinistro del cuore ed ha una forma di cono. Questo dispositivo consente di chiudere completamente l’auricola, impedendo che eventuali trombi possano circolare. Quando però il paziente presenta già un’ostruzione a livello dell’auricola questa procedura può essere rischiosa perché può favorire il movimento di alcuni frammenti e sviluppare una embolia. Adesso grazie al posizionamento di un sistema di protezione, fatto di filtri che vengono collocati a livello delle carotidi, anche il paziente che presenta una ostruzione può essere gestito con la tecnica dell’ombrellino. La creazione di questa barriera di protezione, infatti, rivoluziona il trattamento e apre la strada anche per questa categoria di pazienti.

Un’attività specifica e sempre più specialistica, quella dell’Asl di Vercelli nel campo della cardiologia interventistica, avviata già da due anni che sta sempre più crescendo con numeri che hanno portato il centro vercellese ad essere tra le prime tre realtà piemontesi come volumi di attività (dati 2018 della Società Italiana di Cardiologia Interventistica - GISE) .

L’ictus ischemico è la complicanza più temuta e più pericolosa per i pazienti affetti da fibrillazione atriale, la più comune tra le aritmie cardiache. Circa il 2% della popolazione generale è affetta da fibrillazione atriale, con percentuali che aumentano con l’avanzare dell’età, fino al 20% oltre gli 80 anni. Per questi pazienti, il rischio medio di essere colpiti da ictus ischemico in assenza di trattamento è stimato intorno al 2.5% all’anno, con conseguenze potenzialmente devastanti per l’aspettativa e la qualità di vita residua.

Per prevenire questa grave complicanze, la terapia anticoagulante orale ha dimostrato importanti benefici con una riduzione significativa del rischio di ischemie cerebrali, e per questo motivo la grande maggioranza dei pazienti con fibrillazione atriale assume farmaci anticoagulanti. Tuttavia, una piccola fetta di questa popolazione non può assumere questi farmaci per controindicazioni, o per sanguinamenti, che rendono necessario interrompere il trattamento.

“Da oggi – afferma il dott. Francesca Rametta - grazie all’avanzamento delle tecnologie e delle conoscenze scientifiche, a Vercelli siamo in grado di offrire ai pazienti un trattamento efficace e sicuro per la prevenzione dell’ictus ischemico per tutti i pazienti con fibrillazione atriale che non possono assumere farmaci anticoagulanti e anche per quelli ad alto rischio per i quali fino a poco tempo fa tale procedura era controindicata”.